Mentre tutti si fanno domande sullo Smart Working, qualche risposta da Coworking Stazione Lambrate.

Con il lockdown gran parte d’Italia ha provato il brivido di non andare in ufficio per lavorare da casa. È naturale quindi che si sia è sviluppato un vivace dibattito su quello che molti chiamano “Smart Working” ma che forse tanto smart non è.

Come in tutte le conversazioni, ci sono diverse fazioni.

La prima è quella di chi è a favore di una deregulation totale, professionisti propensi a non tornare proprio in ufficio. A favore della propria posizione si citano gli esempi di alcuni protagonisti dell’economia digitale (Twitter ha annunciato che i dipendenti potranno non tornare!). Chi parla così spesso si trova in posizione vantaggiosa rispetto alla propria organizzazione personale: abitazioni comode, spazi adeguati, dotazioni tecnologiche valide, nonché una certa apertura mentale nelle aziende per cui lavorano.

Vi sono poi quelli che, pur apprezzando la possibilità di lavorare in modo più agile, non intendono rinunciare alla socialità dello spazio di lavoro. Costoro danno un grande valore alla possibilità di vedere in faccia i propri colleghi,e reputano non negoziabile una parte delle giornate lavorative dedicate al lavoro “in presenza”. Non tutto si può fare in videoconferenze: sono tanti i momenti e le ragioni per cui è un contatto diretto è da preferire.

Infine, c’è chi ha detestato ogni minuto passato a lavorare da casa. E anche queste persone non sono da biasimare… Basta pensare alla difficoltà che hanno dovuto affrontare nello svolgere attività che richiedono concentrazione, chiusi in abitazioni dove magari anche il resto della famiglia era costretto a lavorare e studiare. Le case non sono uffici! Non sempre ci sono tutte le cose che servono, non tutti hanno un PC per ogni membro della famiglia, non in tutte le case c’è una connessione internet adeguata alla navigazione da parte di più persone contemporaneamente, o per usi professionali.

Chi ha ragione? Chi è a favore, chi è contrario, o chi lo Smart Working non lo sopporta? Vi diciamo come la pensiamo noi al Coworking Stazione Lambrate.

Anche noi, come tutti, abbiamo fronteggiato meglio possibile il periodo di quarantena, con tutto quello che ne è conseguito.

Per prima cosa dobbiamo ringraziare la nostra Coworking community, che è rimasta abbastanza compatta nel momento della difficoltà. Attraversando questo difficile stress-test abbiamo potuto verificare come chi lavora qui al nostro spazio di Coworking non sia meramente un utilizzatore, ma faccia effettivamente parte di un network professionale dove ci si conosce, ci si stima e ci si viene incontro quando serve.

Detto questo, che non è affatto scontato, abbiamo imparato alcune cose, che elenchiamo di seguito per maggior chiarezza.

  • Non esiste un lavoro smart: esistono molti diversi modi di altri di lavorare e alcuni sono decisamente più smart di altri.
  • Frequentare un Coworking è senz’altro un approccio valido al lavoro, per varie ragioni, che vanno dalla sostenibilità delle condizioni economiche alla possibilità di avere contatti umani e relazioni professionali, preziosi per ogni tipo di attività lavorativa.
  • Non è detto che un’agenda “mista”, fatta di presenza in azienda, frequentazione di un Coworking, sessioni di lavoro da casa sia un’idea da scartare: per molti sarà la dimensione lavorativa dei prossimi mesi e anni..
  • Le aziende sono già in prima linea – lo riscontriamo nei contatti che riceviamo quasi quotidianamente – nel ricercare, per i propri dipendenti, opzioni lavorative più agili di quelle tradizionali: anche su questo fronte pensiamo che i Coworking come il nostro siano un’ottima soluzione.
  • Gli aspetti di sicurezza igienico-sanitaria, in uno scenario mondiale tutt’altro che ben identificato e sotto controllo, continueranno a essere rilevanti, il che toglie definitivamente di scena gli ambienti lavorativi troppo affollati (e nessuno ne sentirà la mancanza!)

Il cambio di mentalità che ci è stato imposto, con tutte le difficoltà e i problemi che ha creato, sicuramente porterà a un cambiamento nella cultura del lavoro: su questo non ci sono dubbi.

Siamo convinti che “indietro non si torna”. Sarà importante, per tutto l’ecosistema professionale, adoperarsi alla ricerca di nuovi modi di interpretare il concetto di luogo di lavoro.

Per quanto ci riguarda, abbiamo le idee chiare e le porte ben aperte 🙂

 

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